Dopo la prima storia, scritta interamente con il gingillo nuovo, ecco che vi propongo una nuova storia da autobus, scritta al pc. Essendo diventata pendolare, sono tornata a prendere spesso l’autobus. Tornata perchè fondamentalmente sono 3 le categorie di persone che prendono l’autobus: gli studenti, i pendolari e i vecchietti. Dato che non sono Benjamin Button, non sono ancora passata per la categoria “vecchietta”, ma studentessa sì, quindi rieccomi alle prese con il Gruppo Trasporti Torinesi.
La differenza di quando ero studentessa è che ora l’autobus lo prendo alle 8:00 del mattino (per la precisione prendo prima la metro, ma il tratto è talmente breve che non fai in tempo a salire, guardare chi hai intorno che già devi scendere). A quell’ora il mio cervello è ancora spento, i miei muscoli si muovono per inerzia, ma la mia attività celebrale è quasi vicina allo 0, per lo meno per quanto riguarda i rapporti sociali. Quando arrivo in ufficio e accendo il computer, automaticamente con lo stesso tasto accendo anche il cervello e torno ad essere una persona normale.
Alle otto del mattino no.
Mi chiudo nel mio piccolo mondo (fatato o antico, fate voi) con tanti castelli in aria, sogni, pensieri, rigorosamente guardando fuori dal finestrino e potrei non accorgermi che vicino a me si sia seduto Hannibal Lecter. Questa premessa per dire che l’altro giorno , nonostante fossi chiusa nel mio piccolo mondo immaginario, non avendo voglia di fare lo sforzo di aprire la borsa – prendere gli in ear – attaccarli al telefono – attivare il lettore musicale – metterli nelle orecchi e ascoltare la musica (impegnativo, eh!) mi sono accorta che c’era un pazzo che vaneggiava in arabo sull’autobus. Sembrava innoquo. Ad un certo punto sale un vecchietto e si piazza in piedi dietro di me e io ovvimente non lo vedo. Il pazzo viene verso di me e spinge la spalla con un dito a me e alla truzzetta dietro di me (che fosse truzzetta l’ho capito dalla sua reazione, continuate a leggere….) e ci dice “ehi tu, avere rispetto per persone anziane, lascia posto”. Mi volto e lo vedo. Ma la truzzetta dietro di me doveva fare la sceneggiata e non mi sono mossa perchè (prima di tutto era uno sforzo non indifferente alzarsi e poi magari discutere con uno sconosciuto, per di più pazzo) volevo vedere come la truzzetta si adoperasse per far sedere il signore.
Vi svelo subito il finale: il vecchietto (che alla fine tanto vecchietto non era) non si è seduto perchè non voleva neanche sedersi. La truzzetta, invece, non ha fato, come sicuramente avrete pensato, la sceneggiata scurrile (come ho visto fare a porta susa questa estate….e in effetti anche questa sarebbe da raccontare!) : “ooohhh, minchia ooohhh, che cazzo vuoi vecchio di me**a, sto babbo di mi****a” ecc., ma ha appoggiato la buona causa e ha iniziato a urlare:
Truzzetta: “ooohhh, scussaaa….(rivolgendosi al vecchietto, dato che il pazzo nel mentre ha raggiunto il capo opposto dell’autobus) non l’avevo visto”
Io, nella mia mente: “cosa non hai visto? un oggetto? un animale? Povero vecchietto…”
Vecchietto: “No no, figurati”
T: “No perchè se lo vedevo prima, lo facevo sedereeee”
Io: -.-‘
V: “ehm, no davvero, tanto tra poco scendo”
T: “no, ma scusa, è che proprio non l’avevo visto”
Fine
A parte l’Italiano che….lasciamo perdere, quasi quasi preferivolo riempisse di insulti truzzi, ma nessuno le ha mai spiegato che puoi dare del “lei” ad una persona più anziana di te, anche se di sesso maschile, in quanto è una formalità e non gli stai dando della femminuccia?
PS: Volete sapere la storia di questa estate a porta susa? eh eh eh, magari al prossimo post, se proprio ci tenete….